venerdì 25 ottobre 2024

Mefite e la Valle di Ansanto, patrimonio Appia Antica Regina Viarium

Mephitis racconti dalla Valle di Ansanto
giovanni orsogn
1. Il fascino misterioso della Valle di Ansanto col culto di Mephitis, la nostra divinità matriarcale, icona dell'identità italiana delle popolazioni antiche, rievoca personaggi, poeti, musicisti, viaggiatori e gente comune che quando si affaccia sul lago Anxantus (recinto da ogni parte sacro), rievoca ancestrali storie, miti, e nel silenzio tra i soffioni e ululati di Mephitis, non fa che arrestare il respiro e tutto s'illumina d'incanto. La morte è in agguato come il lupo che azzanna la preda, l'uccello che ignaro nell'afosa stagione estiva, assetato si immerge nella luce dell'acqua melmastra. Così' per millenni la storia aha avviluppato genti, menti di poeti, artisti, viaggiatori, ripresi delle urla dei contadini ansantini, esperti del luogo: " Viriti ca qua se more, stateve attienti, la Mufita non perdona ". Anche i fedeli di ogni tempo, i più tenaci di fronte a Mephitis, restano meravigliati, fedeli superstiziosi, nel passato hanno voluto offrire alla divinità ex-voti, collane, monete, gettandoli nel lago o nel vado mortale dove vi era la stipe votiva di Mephitis. Da questo luogo la terra-museo ha restituito gli splendidi Xoanobn lignei, frutto di valenti artisti italioti che nella Dea mater matuta dell'abbondanza , della fertilità della maternità, icona dell'unità delle genti italiche, scendevano lungo i tratturi, e tratturelli, lungo le strade che divennero consolari ed approdavano alla Valle, simbolo dell'unione delle tribù, che combatterono fino all'estremo per difendere l'unità " nazionale " dell'Italia antica, così nei siti strategici mephitis difendeva genti e territori. Questi racconti, nati solo per amore a Mephitis e la sua casa il lago; vengono dal cuore e mutuano storie e miti, pur essendo frutto della fantasia hanno qualche perla trovata nei meandri del lago, del bosco, quando il vento e il respiro di Mephitis ti avvolge e ti porta nell'immensità della vita o al tramontar del sole, alla sera della Vita, scorre come un film volti, amici, il sapore della terra, il puzzo, i volti scarni e tagliati dalla fatica del giorno, i calli delle mani dei miei avi e genitori: artigiani della vita, con pezzi di pane e poco companatico. Ti ricordi amico della MEFITE lettore o viaggiatore lungo le strade della ricerca di senso, fermati a medita proprio sul promontorio del lago, fatti coinvolgere dai sapori, odori, e gettati nell'immensità della bellezza-pseudo-mortale ma che ti fa scoppiettare il cuore e l'anima, guarda il cielo irpino, i patri monti, il bosco frondoso, lo sciabordare delle acque , ti sembra di sentire Titiro col suo flauto, o potrai udire il fioco gorgoglìo delle bolle, lo sconquasso di vapori, lo zolfo acido di sapor di uova marce. Ricorda che in questo luogo generazioni di genti da tutto il mondo del mediterraneo sono passate, greggi, pastori, armenti, poeti di virgiliana memoria, artisti, studiosi hanno calcato questa terra e… hanno vissuto esperienze irripetibili.

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sabato 19 ottobre 2024

Bellirpinia, pagine culturali, Testimoni del nostro tempo.Don Ferdinando Renzulli, sulla strada degli ultimi, Testimonianze.

Bellirpinia, pagine culturali, Testimoni del nostro tempo.
Don Ferdinando Renzulli, sulla strada degli ultimi, Testimonianze.
Edizioni Diocesi di Avellino.
Manocalzati, 2024, Print s.r.l., 143 pp.

 Per volontà di S. E. Mons. Arturo Aiello Vescovo di Avellino, la diocesi ha ideato una raccolta di pubblicazioni del clero avellinese.
Un folto gruppo di amici e familiari di Mons. Ferdinando Renzulli, ha.nno voluto testimoniare e ricordare con gratitudine l'opera pastorale e benefica di questo prete della soglia che ha percorso la "strada degli ultimi", ideatore della Caritas avellinese e benefattore a tutto campo.
Precede la presentazione del Vescovo Aiello ricca di spunti e di riflessioni.
Invito alla lettura di questo agile ed originale volumetto che fa tanto bene.

Giovanni Orsogna

martedì 8 ottobre 2024

giovedì 13 dicembre 2018

GIORGIO CASTRIOTA SCANDERBEG A 550 ANNI DALLA MORTE Greci- Katundi


GIORGIO CASTRIOTA SCANDERBEG A 550 ANNI DALLA MORTE
Greci- Katundi
L’unico comune italo-albanese della Campania onora l’Eroe della Cristianità
e difensore della civiltà europea, 
alla Presenza del Presidente della Repubblica di Albania Ilir Meta.
Inaugurazione del Busto di Skanderbeg in piazza Purgatorio.




Greci-katundi, 15 dicembre 2018
Domani avvenne. Nel 1882 si svolse a Greci una singolare manifestazione di onoranze all’Eroe della Madre Patria , l’Albania:  Giorgio Kastriota Skanderbeg (1405-1468), quel giorno fu di grande esultanza per il ritorno a Greci di P. Leonardo De Martino M. O. (1843-1923), missionario apostolico francescano per oltre 17 anni nell’Albania settentrionale della Zadrima. Considerato il padre della letteratura scutarina cristiana, poeta, scrittore, politico e diplomatico; autore del voluminoso libro di liriche e scritti in lingua italiana e albanese: “L’Arpa d’un italo-Albanese, Venezia, 1881.Fervente patriota e colui che iniziò la lunga battaglia letteraria, politica e religiosa per l’unità linguistica e per l’indipendenza della madre patria l’Albania.
Il P. De martino, reduce dal paese delle Aquile, il 25 agosto 1882, nel pieno della tradizionale festa di S. Bartolomeo Apostolo, offriva al municipio di Greci un magnifico olio su tela, - copia del celebre ritratto di Skanderbeg della Galleria degli Uffizi di Firenze -  opera della pittrice Maria Skanderbeg, moglie del Principe Skanderbeg, uno degli ultimi discendenti del grande condottiero Albanese. Le cronache del tempo ne parlarono con la stampa in diversi periodici, da Napoli, giunsero corrispondenti del “Piccolo; il Comune di Greci in segno di riconoscenza accettò di buon grado il prezioso dono. Relatori ufficiale fu il Cav. Sac. Prof. Luigi Lauda, autore del celebre e rinomato dramma del martirio di S. Bartolomeo Apostolo e di numerosi scritti sulla questione balcanica ed albanese, in difesa dei diritti delle genti in area mediterranea.
Il Sindaco del tempo il dottor Raffaele D’Apuzzi accettò il dono con una delibera di Giunta Municipale e si espresse nel contempo il desiderio di collocare un Busto a Skanderbeg in un posto ameno e scelto di Greci. Il prezioso quadro fu collocato nella Sala del Consiglio del Palazzo municipale, oggi dove viene accolto il Presidente della Repubblica dell’Albania Ilir Meta. Putroppo il prezioso dono è andato perduto. Fu sostituito negli anni del 1900 da un affresco di Skanderbeg ,di modesta fattura sulla volta del municipio ex palazzo Lusi, oggi si trova nei locali depositi della Soprintendenza.
Nell’accogliere con gioia il carissimo Presidente Meta, dove è la casa degli Albanesi, popolazione attiva, creativa e produttiva, si realizzano finalmente i voti auspicati degli italo-albanese arbreshe dell’Italia, di vicinanza alla Madre Patria, e gli arbreshe di Greci salutano ed accolgono la Capo dello Stato albanese, con semplicità e grande affetto.
Un convegno e una serie di manifestazioni di canti popolari e finalmente la benedizione del busto skanderbiano da parte del Vescovo Mons. Sergio Melillo, lo scoprimento del busto marmoreo in Piazza Purgatorio coronano un desiderio di oltre un secolo. Il Sindaco Luigi Norcia con il presidente Meta insieme alla cittadinanza ed autorità politico-religiose e militari intendono così rinsaldare gli antichi legami e di impegnarsi per il progresso, la pace delle popolazioni italo-albanesi.
Esprimiano da queste colonne l’auspicio che l’occasione dell’inaugurazione del Busto di Skanderbeg nel cuore di Greci, sia di stimolo a riprendere i rapporti con la cara Nazione dell’Albania; e di chiedere al Presidente della Repubblica d’Albania, un riconoscimento a Greci per il suo ruolo incisivo di essere stata, attraverso i grecesi P. Leonardo De Martino, Giovanni De Majo, Gerardo Conforti, Gennaro Lusi , una cittadina pioniera per l’unità della lingua albanese e per l’indipendenza dell’Albania.
Si pubblica il sonetto del P. De Martino che accompagnò il dono del quadro di Skanderbeg:

Figura 1 Giorgio Castriota Skanderbeg, Galleria degli Uffizi, Firenze



NEL MEMORANDO GIORNO DEL 25 Agosto 1882
QUANDO FRA IL SUONO DELLA BANDA, GLI ENTUSIASTICI EVVIVA
E IL PLAUSO POPOLARE
Il P. LEONARDO DE-MARTINO
REDUCE DALL’ALBANIA
REGALAVA AL MUNICIPIO DI GRECI. SUO PAESE NATIO,
UN MAGNIFICO QUADRO AD OLIO
RAPPRESENTANTE
L’IMMORTALE E LEGGENDARIO EROE ALBANESE
GIORGIO CASTRIOTA SKANDERBEG

AGLI ALBANESI DI GRECI
“Seguiamo l’Eroe d’un giorno sì bello,
Ei duce ne incita nell’arduo cammino,
e Avranne Albania, qual astro novello,
Novello destino   (P. L. De Martino)

(Ed a quanti ve ne sono dispersi in Italia)

Del prode Iskander, del maggior Guerriero
   Ch’abbia mai visto o fia che veggia il mondo
Vi cedo in don, a voi sacro e giocondo
Il gran Ritratto, venerando e fiero.

E voi Grecesi, che, da Lui l’altero
Germe redaste, di valor fecondo,
Guardate a Lui, che dal Corano immondo
Fu il martello, e il terror del Tracio Impero.

A lui guardate: Ei della fè di Roma
            Fu il magno Achille, e coll’invitta spada
            L’Europa Ei sol campò da lutto e morte.

Lion che rugge e scuote ancor la chioma,
            Or freme al danno la sua contrada,
E voi ragiona della patria sorte.

                        P. Leonardo De-Martino M.O.


Figura 2 Il Presidente della Repubblica di Albania, Ilir Meta

Ilir Meta, nome completo Ilir Rexep Metaj (Skrapar, 24 marzo 1969), è un politico albanese, presidente della Repubblica Albanese.
Per il Partito Socialista d’Albania (PS) Meta è stato Primo ministro dell’Albania dal 1999 al 2002, e ministro degli esteri dal 2002 al 2003. Come fondatore e leader del Movimento Socialista per l’Integrazione (LSI) è di nuovo ministro degli esteri dal 2009 al 2010, e presidente del Parlamento albanese dal 2013 al 2017.
Dopo le elezioni parlamentari in Albania del 2013, il 10 settembre 2013 è stato eletto presidente del Parlamento d’Albania. Il 28 aprile 2017 è stato eletto 7° presidente della repubblica dell’Albania con 87 voti (62,14%) su 140 deputati del Parlamento (89 votanti). E’ entrato in carica il 24 luglio 2017, succedendo a Bujar Nishani.
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Giovanni Orsogna
 Per approfondire. GIORGIO CASTRIOTA SCANDERBEG A 550 ANNI DALLA MORTE, di Micol Bruni, Esperta di Storia delle Etnie,


Un eroe, un personaggio, un militare tra Adriatico e Mediterraneo, tra Albania e Regno di Napoli. Giorgio Castriota Scanderbeg. Siamo ad una celebrazione importante. 550 anni fa moriva il condottiero. Era il 17 gennaio del 1468. Le città italiane, soprattutto quelle sull’Adriatico, devo molto alla politica di Scanderbeg a cominciare da Venezia.

si pensi che quando Scanderbeg preparava la difesa contro Murad scoppiò un conflitto con Venezia che si impossessò della città di Dagno trascurando i diritti di Scanderbeg che ne vantava il possesso in base ai trattati di successione con il defunto signore Lek Zacaria.
Scanderbeg dopo una prima vittoria contro Venezia preferì però farsela alleata contro i turchi anche se la città era sempre sospettosa nei confronti dei capi albanesi, infatti, era contraria alla unificazione della Albania per paura che gli Albanesi stessi,potessero riprendersi le città costiere e l’entroterra in loro possesso preferendo la frantumazione in tanti stati indipendenti e usando per questa politica il metodo divide et impera. La diffidenza di Venezia era accentuata in conseguenza della politica filonapoletana che il condottiero albanese aveva iniziato nel 1451 con Alfonso d’Aragona re di Napoli.

Con la morte del re nel 1458 e il fallimento della crociata bandita da Pio II nel 1464 vennero meno a Scanderbeg le speranze di una alleanza con i popoli cristiani occidentali per combattere il nemico musulmano turco. E Scanderbeg si rese conto che l’unica potenza occidentale a fronteggiare i turchi era Venezia, la Repubblica di San Marco.
Il 13 dicembre 1463 il Consiglio dei Sapienti del senato veneto stabiliva un accordo con Scanderbeg in base a cinque proposte avanzate dal capo albanese tramite il suo oratore o messo Paolo Gazzullo miles:

“I) alla richiesta di aiuti militari Venezia era disposta ad inviare in Albania suoi contingenti di truppe anche di ‘gente italica’;II) disponibilità di aiuti finanziari necessari alle operazioni di guerra ‘pecunias stipendariarum ipsorum mittemus’; III) aiuti navali molte galee nelle parti di Dalmazia e d’Albania disponibili ad ‘omnem requisitionem suam’, inoltre una galea sempre pronta nel porto di Cattaro alle necessità di Scanderbeg; IV) nessuna pace poteva essere conclusa da Venezia con il turco senza che vi fosse incluso Scanderbeg ‘tamquam nostri domini commendato’, così anche Scanderbeg non poteva fare nessuna pace con il turco senza il consenso di Venezia; V) Venezia si impegnava nel malaugurato caso, ‘quem deus avertat’ che Scanderbeg perdesse i suoi domini a causa della guerra di mantenergli la consueta pensione annuale con l’aggiunta ulteriore di 500 ducati per cui Scanderbeg, ‘cum uxore, liberi set famiglia honorifice vivere poterit’, come dimora poteva scegliere l’isola di liesne o quella di curzola o altro territorio del territorio vaneto” (2).

Per Roma Scanderbeg fu sempre il “soldato della cristianità” anche se dal papato in realtà non ottenne mai quello a cui aspirava: una crociata contro i turchi(1). Dal 12 dicembre 1466 al 14 febbraio 1467 fece soggiorno a Roma ma gli aiuti del papa come afferma L.Pastor “riguardo al concistoro segreto del 7 gennaio 1467 in cui si trattò dei soccorsi da accordarsi all’eroe d’Albania abbiamo la relazione del cardinale Gonzaga secondo cui il papa prometteva di sborsare a Scanderbeg cinquemila ducati, dicendo di non poter dare di più perché costretto a proteggere il proprio paese”(3).

Alfonso d’Aragona divenuto re di Napoli nel 1442 fu tra i sovrani italiani quello che si dimostrò più attento alle idee di Scanderbeg. I primi approcci per la conclusione di un trattato tra i due si ebbero nel 1447.
Nell’archivio della Corona di Barcellona si conserva una lettera scritta da Alfonso a Scanderbeg in data 13 dicembre 1447 da Bari in cui il re facendo riferimento ad una richiesta fatta da Scanderbeg con lettera e con l’ambasceria di frate Antonio di Napoli e dell’abate Pietro suoi inviati speciali esprimeva al capo albanese il suo compiacimento per voler iniziare una guerra contro il capo turco. Garantiva l’ospitalità in terra di Puglia e alla sua famiglia e per le navi ne poteva metterne a disposizioni tre(4).
L’accordo fu concluso a Gaeta il 26 marzo 1451.
Il trattato di alleanza riguardava:
I) “ il re di Napoli si obbligava a mandare aiuti militari per la difesa delle terre albanesi di Scanderbeg;
II) tutte le terre conquistate da Scanderbeg con l’aiuto del re restano sotto la sovranità di questi;
III) non appena libero dagli impegni di guerra Scanderbeg raggiungerà Napoli per ‘prestare juramento et homagio de fidelitate et de vassallaggio et farrà et eseguirà quanto per la prefata maestà li serà comandato’;
IV) cacciati con gli aiuti del re i turchi dalle terre albanesi Scanderbeg e parenti daranno e pagheranno ciascuno anno ‘alla prefata maestà lo tributo che per lo presente sono tenuti a dare al dicto turco’;
V) ‘tutti i vassalli del Castriota e dei suoi parenti compreranno lo sale dei fondaci li quali ordinerà la prefata maestà a quel prezzi che lo comprono al presente dai fondaci del turco’;
VI) ‘il re Alfonso si obbliga avuto lo dicto paese mantenere et servare tutti li privilegi de la cità de Croja e de tutto albano, come hanno fatto tutti li re d’Albania et menteniri tutti li signori che serranno subiecti a la predicta maestà…’”(5).

Nel maggio del 1451 re Alfonso in esecuzione del trattato con Scanderbeg inviava in Albania il suo luogotenente Bernardo Vaquer con un reparto di cento soldati con l’ordine di riedificare le mura di Croja(6).
Dopo la conquista di Costantinopoli nel maggio del 1453 da parte di Maometto II riprese più forte la pressione ottomana. E nonostante nel 1454 Alfonso inviò l’aiuto richiesto (fucili, carri con vettovaglie e denaro, soldati) affinché Scanderbeg iniziasse la liberazione dell’Albania meridionale, attaccando la città di Berat, il 26 luglio del 1455 per la prima volta venne sconfitto dai turchi a causa del tradimento dell’albanese Moisè Golemi, che passò al servizio del Sultano.
Il 7 settembre del 1457 nella pianura di Albulene Scanderbeg vinse l’esercito turco ma nel 1460 accettò una tregua per riprendere le forze dopo 18 anni di guerra(7). Il 27 giugno del 1458 moriva il re Alfonso V d’Aragona lasciando il trono a Ferdinando.
Nel 1464 quando Ferdinando si era consolidato sul trono di Napoli grato a Scanderbeg per l’aiuto dato, gli donò con diritti e privilegi feudi prestigiosi pugliesi di Monte Sant’Angelo e San Giovanni Rotondo e l’annua provvigione di 1200 ducati. G.M. Monti(8) rileva tre privilegi: quello della marittima cioè della costa sempre riservata al demanio regio, quello della diretta giurisdizione regia e quello di poter esportare e importare qualsiasi merce di qualsivoglia valore dalla costa di monte S’Angelo e dal porto di Mattinata. Il 14 aprile 1464 Scanderbeg a Napoli prestò giuramento al sovrano in qualità di feudatario del regno(9).
A Napoli il re Ferdinando lo aiutò nei limiti, come risulta da una lettera che il re inviò al protonotario Rocca suo ambasciatore presso il papa “li havimo donati ducati mille in contanti. Item ducento carra de grano… item la paga delle fanti che sono di Croja… benché credimmo che tutte queste expese serranno superflue come vederite per la copia delle nove che noi havimo del Turco”(10).

Quindi, tale lettera ci fa capire come la situazione politica e militare per Scanderbeg diventava sempre più tragica. Per questo motivo una volta tornato in patria cercò di riafforzare i rapporti con Venezia, l’unica potenza occidentale in grado di ostacolare il nemico turco.
Verso la fine del 1467 Scanderbeg decise di fare ancora un appello agli albanesi per ricostituire e potenziare la Lega Albanese del 1444. Convocò una assemblea nel 1468 ad Alessio.
In pieno inverno un esercito turco marciava contro gli albanesi e Scanderbeg si preparava a rispondere. Purtroppo, proprio mentre il suo esercito riportava una vittoria nei pressi di Scutari, fu colpito da febbre. E fu così che il “Grande Alessandro” stremato dal male e dalle ormai numerose battaglie si spense ad Alessio il 17 gennaio 1468. Il suo corpo fu sepolto nella Chiesa di San Nicola, dove dieci anni dopo, i soldati musulmani si appropriarono delle sue ossa ritenendole sacri talismani.  Giorgio Castriota, detto Scanderbeg (Gjergj Kastrioti Skënderbeu) era nato a Kruja il  6 maggio del 1405.

Note

(1) Cfr. Serra, A., L’Albania e la Santa Sede ai tempi di G.C. Scanderbeg, Casa del Libro, 1960.
(2) Cfr. Pastor, L., Storia dei Papi, Edizioni Desclée, Roma, 1925, vol. II, pag. 345.
(3) Cfr. Archivio della Corona aragonese di Barcellona, docum. n° 24 del Reg. 2657 in Mazziotti, I., op. cit.
(4) Mazziotti, I., op. cit.
(5) Cfr. Archivio della Corona aragonese di Barcellona, Reg. 2697 fol. 100 in Cerone, F., La politica orientale di Alfonso d’Aragona, in Arc. Stor. Province Napol., anno 27°, f. 3° e anno 28°. Fasc. 1° ed. Pierro-Veraldi, Napoli, 1902-1903.
(6) Cfr. Cerone, F., op. cit.
(7) Cfr. Mazziotti, I., op. cit.
(8) Cfr. Monti, G.M., La spedizione in Puglia di Giorgio Castriota, Iapigia, Bari, 1939.
(9) Cfr. Mazziotti, I., op. cit.
(10) Cfr. Pall, F., “I rapporti italo-albanesi intorno alla metà del sec. XV”, Arch. Stor. Prov. Napol. 1965, Estr. Società Napolet. Di Storia patria, Napoli, 1966.
                                    Micol Bruni

giovedì 15 novembre 2018

Ariano Irpino, L’Istituto Comprensivo “don Lorenzo Milani e l’Istituto Comprensivo Giulio Lusi Presentano la Mostra documentaria a 100 anni Dalla fine della “Prima Guerra Mondiale Per non dimenticare Rievocazione della 1^ GUERRA MONDIALE… Frammenti di Storia (1914-18).

Ariano Irpino,  L’Istituto Comprensivo “don Lorenzo Milani e l’Istituto Comprensivo Giulio Lusi

Presentano la Mostra documentaria a 100 anni Dalla fine della “Prima Guerra Mondiale

Per non dimenticare
Rievocazione della 1^ GUERRA MONDIALE…
Frammenti di Storia (1914-18).

   Nella splendida cornice dell’Istituto comprensivo “Giulio Lusi” la celebre Scuola “Covotta”, alle spalle del monumento ai caduti di tutte le guerre di piazzale della Croce, una originale e documentata mostra è stata allestita per opera dei docenti e degli alunni dell’Istituto Comprensivo “Don Lorenzo Milani” di Ariano Irpino.
   E’un omaggio alle migliaia di caduti, reduci e Cavalieri di vittorio Veneto, con una originale ricostruzioni di ambienti, con oggetti e reliquie della vita quotidiana, costumi, fotografie e commenti riletti dai discenti.
  Una mostra che farà storia, non è la solita apologia dell’amor di patria, di romantica rimembranza, ma una lettura vista dai ragazzi con occhi critici e partecipazione emotiva.
   Un prezioso catalogo della Mostra, (che sta riscuotendo successo di pubblico e di critica, con la visita di numerose scolaresche), documenta la visita nel padiglione scolastico. Qui viene preceduto da una mostra delle prime pagine della stampa dell’epoca.
   Una sala è dedicata all’intrepido Giulio Lusi, medaglia d’oro al valore militare, la ricostruzione della tenda delle crocerossine l’eroine della misericordia che hanno alleviato le ferite di tanti giovani solati, un salotto d’epoca con costumi originali, una poliedrica ricomposizione quasi di mosaico di foto, di lettere, di ambienti e di opere di vita quotidiane.
   Angoli suggestivi della ricostruzione di un’aula scolastica, Coll. Fam.- Cuordoro. Da segnalare l’allestimento curato dalle insegnanti del plesso di Savignano Irpino. I costumi d’epoca provengono dalla coll.ne privata della Famiglia Salvatore-Villani di Castelbaronia.
   Ancora ci parlano quei ritratti di soldati e le commoventi cartoline postali, le lettere inviate dal fronte, i diari. Restano attimi di vita e di sogni, interrotti dalla inutile strage di questa guerra. Non si percepisce odio ma condivisione delle sofferenze tra le lettere di italiani, di austriaci… e’ un’umanità che soffre e spera.
Finalmente un omaggio intelligente, ma didattico dove “La mostra vuole essere uno spaccato di un mondo, spesso dimenticato, grazie a documenti e oggetti originali, unici messi a disposizione di famiglie e collezionisti privati. A tal fine si ricordano i documenti e foto dell’Archivio “Emilio Chianca”, Collezione privata di Prof.ssa Maria Rita Ciccone, Nicoletta Cardinale, Giovanni Ciccone -Villanova, Famiglie Ranaudo, e Cogliani di Gesualdo, Famiglie Bernardo, Cavalli, Cefali, Colucci, Ciccone Luparella di Ariano, Lusi di Ariano e di Greci.; Lina Mainiero, uniforme ricevuta dal vice-questore della Polizia di Stato Maria Felicita Salerno, collezione di Antonio Astarita di Caserta, Famiglie D’Agostino e Sampietro ( la collezione di lettere). Prof. Maria RITA Ciccone, Gaetano Di Vito di Bonito
  Una mostra da non perdere, anzi da far conoscere e far rivivere nelle cose l’animo e l’amore per la vita e la pace.
  La mostra si arricchirà anche di una stupenda documentazione della Benemerita Arma dei Carabinieri e delle forze Armate.
   Anche da queste colonne vogliamo ringraziare e complimentarci con il Dirigente Scolastico Marco De Prospo, i docenti degli Istituti comprensivi Don Milani e Giulio Lusi, i plessi di Savignano e di Greci.
  La mostra è il risultato positivo frutto del progetto scolastico “Cittadinanza e Costituzione, ref. Prof. Maria Carneloa Grasso, con la collaborazione dei docenti Cesare De Padua, Carmine Russolillo, Emilio Chianca.
   Vivissimi complimenti ed auguri per il prosieguo di eventi programmati da questa Istituzione Scolastica, tra le più creative e feconde della nostra Irpinia. Invitiamo le scolaresche e gli Irpini a visitare questa bella Mostra.
Giovanni Orsogna



venerdì 15 aprile 2016

Dante Alighieri e la letteratura italiana del XIII secolo (Audio-eBook)

Dante Alighieri e la letteratura italiana del XIII secolo (Audio-eBook): I brani più conosciuti del secolo che ha dato i natali alla letteratura italiana, dal ‘Cantico di Frate Sole' ai sublimi sonetti danteschi, dal Dolce Stil Novo ai racconti della prima prosa del Novellino, fino ad alcuni dei più importanti Canti de...

domenica 10 aprile 2016