GIORGIO
CASTRIOTA SCANDERBEG A 550 ANNI DALLA MORTE
Greci-
Katundi
L’unico comune italo-albanese della
Campania onora l’Eroe della Cristianità
e difensore della civiltà europea,
alla Presenza del Presidente della Repubblica di Albania Ilir Meta.
Greci-katundi, 15 dicembre 2018
Domani
avvenne. Nel 1882
si svolse a Greci una singolare manifestazione di onoranze all’Eroe della Madre
Patria , l’Albania: Giorgio Kastriota
Skanderbeg (1405-1468), quel giorno fu di grande esultanza per il ritorno a
Greci di P. Leonardo De Martino M. O. (1843-1923), missionario apostolico
francescano per oltre 17 anni nell’Albania settentrionale della Zadrima.
Considerato il padre della letteratura scutarina cristiana, poeta, scrittore,
politico e diplomatico; autore del voluminoso libro di liriche e scritti in
lingua italiana e albanese: “L’Arpa d’un italo-Albanese, Venezia, 1881.Fervente
patriota e colui che iniziò la lunga battaglia letteraria, politica e religiosa
per l’unità linguistica e per l’indipendenza della madre patria l’Albania.
Il P. De martino, reduce dal paese
delle Aquile, il 25 agosto 1882, nel pieno della tradizionale festa di S.
Bartolomeo Apostolo, offriva al municipio di Greci un magnifico olio su tela, -
copia del celebre ritratto di Skanderbeg della Galleria degli Uffizi di Firenze
- opera della pittrice Maria Skanderbeg,
moglie del Principe Skanderbeg, uno degli ultimi discendenti del grande
condottiero Albanese. Le cronache del tempo ne parlarono con la stampa in
diversi periodici, da Napoli, giunsero corrispondenti del “Piccolo; il Comune
di Greci in segno di riconoscenza accettò di buon grado il prezioso dono.
Relatori ufficiale fu il Cav. Sac. Prof. Luigi Lauda, autore del celebre e
rinomato dramma del martirio di S. Bartolomeo Apostolo e di numerosi scritti
sulla questione balcanica ed albanese, in difesa dei diritti delle genti in
area mediterranea.
Il Sindaco del tempo il dottor
Raffaele D’Apuzzi accettò il dono con una delibera di Giunta Municipale e si
espresse nel contempo il desiderio di collocare un Busto a Skanderbeg in un
posto ameno e scelto di Greci. Il prezioso quadro fu collocato nella Sala del
Consiglio del Palazzo municipale, oggi dove viene accolto il Presidente della
Repubblica dell’Albania Ilir Meta. Putroppo il prezioso dono è andato perduto.
Fu sostituito negli anni del 1900 da un affresco di Skanderbeg ,di modesta
fattura sulla volta del municipio ex palazzo Lusi, oggi si trova nei locali
depositi della Soprintendenza.
Nell’accogliere con gioia il
carissimo Presidente Meta, dove è la casa degli Albanesi, popolazione attiva,
creativa e produttiva, si realizzano finalmente i voti auspicati degli
italo-albanese arbreshe dell’Italia, di vicinanza alla Madre Patria, e gli
arbreshe di Greci salutano ed accolgono la Capo dello Stato albanese, con
semplicità e grande affetto.
Un convegno e una serie di
manifestazioni di canti popolari e finalmente la benedizione del busto
skanderbiano da parte del Vescovo Mons. Sergio Melillo, lo scoprimento del
busto marmoreo in Piazza Purgatorio coronano un desiderio di oltre un secolo.
Il Sindaco Luigi Norcia con il presidente Meta insieme alla cittadinanza ed
autorità politico-religiose e militari intendono così rinsaldare gli antichi
legami e di impegnarsi per il progresso, la pace delle popolazioni
italo-albanesi.
Esprimiano da queste colonne
l’auspicio che l’occasione dell’inaugurazione del Busto di Skanderbeg nel cuore
di Greci, sia di stimolo a riprendere i rapporti con la cara Nazione
dell’Albania; e di chiedere al Presidente della Repubblica d’Albania, un
riconoscimento a Greci per il suo ruolo incisivo di essere stata, attraverso i
grecesi P. Leonardo De Martino, Giovanni De Majo, Gerardo Conforti, Gennaro
Lusi , una cittadina pioniera per l’unità della lingua albanese e per l’indipendenza
dell’Albania.
Si pubblica il sonetto del P. De Martino che accompagnò il dono del quadro di Skanderbeg:
Figura 1 Giorgio Castriota Skanderbeg, Galleria degli Uffizi, Firenze
NEL MEMORANDO GIORNO DEL 25 Agosto
1882
QUANDO FRA IL SUONO DELLA BANDA,
GLI ENTUSIASTICI EVVIVA
E IL PLAUSO POPOLARE
Il P. LEONARDO DE-MARTINO
REDUCE DALL’ALBANIA
REGALAVA AL MUNICIPIO DI GRECI. SUO
PAESE NATIO,
UN MAGNIFICO QUADRO AD OLIO
RAPPRESENTANTE
L’IMMORTALE E LEGGENDARIO EROE
ALBANESE
GIORGIO CASTRIOTA SKANDERBEG
AGLI ALBANESI DI GRECI
“Seguiamo
l’Eroe d’un giorno sì bello,
Ei
duce ne incita nell’arduo cammino,
e
Avranne Albania, qual astro novello,
Novello
destino (P. L. De Martino)
(Ed a quanti ve ne sono dispersi in
Italia)
Del prode Iskander, del maggior
Guerriero
Ch’abbia mai visto o fia che veggia il mondo
Vi cedo in don, a voi sacro e
giocondo
Il gran Ritratto, venerando e
fiero.
E voi Grecesi, che, da Lui l’altero
Germe redaste, di valor fecondo,
Guardate a Lui, che dal Corano
immondo
Fu il martello, e il terror del
Tracio Impero.
A lui guardate: Ei della fè di Roma
Fu
il magno Achille, e coll’invitta spada
L’Europa
Ei sol campò da lutto e morte.
Lion che rugge e scuote ancor la
chioma,
Or
freme al danno la sua contrada,
E voi ragiona della patria sorte.
P.
Leonardo De-Martino M.O.
Figura 2 Il Presidente della Repubblica di
Albania, Ilir Meta
Ilir Meta, nome
completo Ilir Rexep Metaj (Skrapar, 24 marzo 1969), è un politico albanese,
presidente della Repubblica Albanese.
Per il Partito
Socialista d’Albania (PS) Meta è stato Primo ministro dell’Albania dal 1999 al
2002, e ministro degli esteri dal 2002 al 2003. Come fondatore e leader del
Movimento Socialista per l’Integrazione (LSI) è di nuovo ministro degli esteri
dal 2009 al 2010, e presidente del Parlamento albanese dal 2013 al 2017.
Dopo le elezioni
parlamentari in Albania del 2013, il 10 settembre 2013 è stato eletto
presidente del Parlamento d’Albania. Il 28 aprile 2017 è stato eletto 7°
presidente della repubblica dell’Albania con 87 voti (62,14%) su 140 deputati
del Parlamento (89 votanti). E’ entrato in carica il 24 luglio 2017, succedendo
a Bujar Nishani.
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Giovanni Orsogna
Per approfondire. GIORGIO CASTRIOTA SCANDERBEG A 550 ANNI DALLA MORTE, di Micol Bruni,
Esperta di Storia delle Etnie,
Un eroe, un personaggio, un
militare tra Adriatico e Mediterraneo, tra Albania e Regno di Napoli. Giorgio
Castriota Scanderbeg. Siamo ad una celebrazione importante. 550 anni fa moriva
il condottiero. Era il 17 gennaio del 1468. Le città italiane, soprattutto
quelle sull’Adriatico, devo molto alla politica di Scanderbeg a cominciare da
Venezia.
si pensi che quando Scanderbeg preparava
la difesa contro Murad scoppiò un conflitto con Venezia che si impossessò della
città di Dagno trascurando i diritti di Scanderbeg che ne vantava il possesso
in base ai trattati di successione con il defunto signore Lek Zacaria.
Scanderbeg dopo una prima vittoria
contro Venezia preferì però farsela alleata contro i turchi anche se la città
era sempre sospettosa nei confronti dei capi albanesi, infatti, era contraria
alla unificazione della Albania per paura che gli Albanesi stessi,potessero
riprendersi le città costiere e l’entroterra in loro possesso preferendo la
frantumazione in tanti stati indipendenti e usando per questa politica il
metodo divide et impera. La diffidenza di Venezia era accentuata in conseguenza
della politica filonapoletana che il condottiero albanese aveva iniziato nel
1451 con Alfonso d’Aragona re di Napoli.
Con la morte del re nel 1458 e il
fallimento della crociata bandita da Pio II nel 1464 vennero meno a Scanderbeg
le speranze di una alleanza con i popoli cristiani occidentali per combattere
il nemico musulmano turco. E Scanderbeg si rese conto che l’unica potenza
occidentale a fronteggiare i turchi era Venezia, la Repubblica di San Marco.
Il 13 dicembre 1463 il Consiglio
dei Sapienti del senato veneto stabiliva un accordo con Scanderbeg in base a
cinque proposte avanzate dal capo albanese tramite il suo oratore o messo Paolo
Gazzullo miles:
“I) alla richiesta di aiuti
militari Venezia era disposta ad inviare in Albania suoi contingenti di truppe
anche di ‘gente italica’;II) disponibilità di aiuti finanziari necessari alle
operazioni di guerra ‘pecunias stipendariarum ipsorum mittemus’; III) aiuti
navali molte galee nelle parti di Dalmazia e d’Albania disponibili ad ‘omnem
requisitionem suam’, inoltre una galea sempre pronta nel porto di Cattaro alle
necessità di Scanderbeg; IV) nessuna pace poteva essere conclusa da Venezia con
il turco senza che vi fosse incluso Scanderbeg ‘tamquam nostri domini
commendato’, così anche Scanderbeg non poteva fare nessuna pace con il turco senza
il consenso di Venezia; V) Venezia si impegnava nel malaugurato caso, ‘quem
deus avertat’ che Scanderbeg perdesse i suoi domini a causa della guerra di
mantenergli la consueta pensione annuale con l’aggiunta ulteriore di 500 ducati
per cui Scanderbeg, ‘cum uxore, liberi set famiglia honorifice vivere poterit’,
come dimora poteva scegliere l’isola di liesne o quella di curzola o altro
territorio del territorio vaneto” (2).
Per Roma Scanderbeg fu sempre il
“soldato della cristianità” anche se dal papato in realtà non ottenne mai
quello a cui aspirava: una crociata contro i turchi(1). Dal 12 dicembre 1466 al
14 febbraio 1467 fece soggiorno a Roma ma gli aiuti del papa come afferma
L.Pastor “riguardo al concistoro segreto del 7 gennaio 1467 in cui si trattò dei
soccorsi da accordarsi all’eroe d’Albania abbiamo la relazione del cardinale Gonzaga
secondo cui il papa prometteva di sborsare a Scanderbeg cinquemila ducati,
dicendo di non poter dare di più perché costretto a proteggere il proprio
paese”(3).
Alfonso d’Aragona divenuto re di
Napoli nel 1442 fu tra i sovrani italiani quello che si dimostrò più attento
alle idee di Scanderbeg. I primi approcci per la conclusione di un trattato tra
i due si ebbero nel 1447.
Nell’archivio della Corona di
Barcellona si conserva una lettera scritta da Alfonso a Scanderbeg in data 13
dicembre 1447 da Bari in cui il re facendo riferimento ad una richiesta fatta
da Scanderbeg con lettera e con l’ambasceria di frate Antonio di Napoli e
dell’abate Pietro suoi inviati speciali esprimeva al capo albanese il suo
compiacimento per voler iniziare una guerra contro il capo turco. Garantiva
l’ospitalità in terra di Puglia e alla sua famiglia e per le navi ne poteva
metterne a disposizioni tre(4).
L’accordo fu concluso a Gaeta il 26
marzo 1451.
Il trattato di alleanza riguardava:
I) “ il re di Napoli si obbligava a
mandare aiuti militari per la difesa delle terre albanesi di Scanderbeg;
II) tutte le terre conquistate da
Scanderbeg con l’aiuto del re restano sotto la sovranità di questi;
III) non appena libero dagli
impegni di guerra Scanderbeg raggiungerà Napoli per ‘prestare juramento et
homagio de fidelitate et de vassallaggio et farrà et eseguirà quanto per la
prefata maestà li serà comandato’;
IV) cacciati con gli aiuti del re i
turchi dalle terre albanesi Scanderbeg e parenti daranno e pagheranno ciascuno
anno ‘alla prefata maestà lo tributo che per lo presente sono tenuti a dare al
dicto turco’;
V) ‘tutti i vassalli del Castriota
e dei suoi parenti compreranno lo sale dei fondaci li quali ordinerà la prefata
maestà a quel prezzi che lo comprono al presente dai fondaci del turco’;
VI) ‘il re Alfonso si obbliga avuto
lo dicto paese mantenere et servare tutti li privilegi de la cità de Croja e de
tutto albano, come hanno fatto tutti li re d’Albania et menteniri tutti li
signori che serranno subiecti a la predicta maestà…’”(5).
Nel maggio del 1451 re Alfonso in
esecuzione del trattato con Scanderbeg inviava in Albania il suo luogotenente
Bernardo Vaquer con un reparto di cento soldati con l’ordine di riedificare le
mura di Croja(6).
Dopo la conquista di Costantinopoli
nel maggio del 1453 da parte di Maometto II riprese più forte la pressione
ottomana. E nonostante nel 1454 Alfonso inviò l’aiuto richiesto (fucili, carri
con vettovaglie e denaro, soldati) affinché Scanderbeg iniziasse la liberazione
dell’Albania meridionale, attaccando la città di Berat, il 26 luglio del 1455
per la prima volta venne sconfitto dai turchi a causa del tradimento
dell’albanese Moisè Golemi, che passò al servizio del Sultano.
Il 7 settembre del 1457 nella
pianura di Albulene Scanderbeg vinse l’esercito turco ma nel 1460 accettò una
tregua per riprendere le forze dopo 18 anni di guerra(7). Il 27 giugno del 1458
moriva il re Alfonso V d’Aragona lasciando il trono a Ferdinando.
Nel 1464 quando Ferdinando si era
consolidato sul trono di Napoli grato a Scanderbeg per l’aiuto dato, gli donò
con diritti e privilegi feudi prestigiosi pugliesi di Monte Sant’Angelo e San
Giovanni Rotondo e l’annua provvigione di 1200 ducati. G.M. Monti(8) rileva tre
privilegi: quello della marittima cioè della costa sempre riservata al demanio
regio, quello della diretta giurisdizione regia e quello di poter esportare e
importare qualsiasi merce di qualsivoglia valore dalla costa di monte S’Angelo
e dal porto di Mattinata. Il 14 aprile 1464 Scanderbeg a Napoli prestò
giuramento al sovrano in qualità di feudatario del regno(9).
A Napoli il re Ferdinando lo aiutò
nei limiti, come risulta da una lettera che il re inviò al protonotario Rocca
suo ambasciatore presso il papa “li havimo donati ducati mille in contanti.
Item ducento carra de grano… item la paga delle fanti che sono di Croja… benché
credimmo che tutte queste expese serranno superflue come vederite per la copia
delle nove che noi havimo del Turco”(10).
Quindi, tale lettera ci fa capire
come la situazione politica e militare per Scanderbeg diventava sempre più
tragica. Per questo motivo una volta tornato in patria cercò di riafforzare i
rapporti con Venezia, l’unica potenza occidentale in grado di ostacolare il
nemico turco.
Verso la fine del 1467 Scanderbeg
decise di fare ancora un appello agli albanesi per ricostituire e potenziare la
Lega Albanese del 1444. Convocò una assemblea nel 1468 ad Alessio.
In pieno inverno un esercito turco
marciava contro gli albanesi e Scanderbeg si preparava a rispondere. Purtroppo,
proprio mentre il suo esercito riportava una vittoria nei pressi di Scutari, fu
colpito da febbre. E fu così che il “Grande Alessandro” stremato dal male e
dalle ormai numerose battaglie si spense ad Alessio il 17 gennaio 1468. Il suo
corpo fu sepolto nella Chiesa di San Nicola, dove dieci anni dopo, i soldati
musulmani si appropriarono delle sue ossa ritenendole sacri talismani. Giorgio Castriota, detto Scanderbeg (Gjergj
Kastrioti Skënderbeu) era nato a Kruja il
6 maggio del 1405.
Note
(1) Cfr. Serra, A., L’Albania e la
Santa Sede ai tempi di G.C. Scanderbeg, Casa del Libro, 1960.
(2) Cfr. Pastor, L., Storia dei
Papi, Edizioni Desclée, Roma, 1925, vol. II, pag. 345.
(3) Cfr. Archivio della Corona
aragonese di Barcellona, docum. n° 24 del Reg. 2657 in Mazziotti, I., op. cit.
(4) Mazziotti, I., op. cit.
(5) Cfr. Archivio della Corona
aragonese di Barcellona, Reg. 2697 fol. 100 in Cerone, F., La politica
orientale di Alfonso d’Aragona, in Arc. Stor. Province Napol., anno 27°, f. 3°
e anno 28°. Fasc. 1° ed. Pierro-Veraldi, Napoli, 1902-1903.
(6) Cfr. Cerone, F., op. cit.
(7) Cfr. Mazziotti, I., op. cit.
(8) Cfr. Monti, G.M., La spedizione
in Puglia di Giorgio Castriota, Iapigia, Bari, 1939.
(9) Cfr. Mazziotti, I., op. cit.
(10) Cfr. Pall, F., “I rapporti
italo-albanesi intorno alla metà del sec. XV”, Arch. Stor. Prov. Napol. 1965,
Estr. Società Napolet. Di Storia patria, Napoli, 1966.
Micol Bruni